Avete mai sentito parlare del caffè sospeso? Questa era, e in pochi casi è ancora, un’usanza tipica napoletana. Come spesso accade allora anche in questo caso il caffè si lega al capoluogo campano.
Se siete animati da un sano spirito di curiosità, qui potrete trovare le risposte alle vostre domande: calma e concentrazione, e siamo pronti e spiegarvi tutto sul caffè sospeso!
Cos’è il caffè sospeso? La storia
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Il caffè sospeso è un gesto solidale e filantropico fatto da qualcuno che entrava all’interno di un bar con uno stato d’animo molto felice e gioioso.
Proprio grazie a questo suo stato d’animo, egli decideva di prendersi un caffè e pagare sia la sua consumazione, sia quella che sarebbe avvenuta dopo di lui: aggiungendo i soldi necessari per pagare un’altra tazza di caffè. Praticamente, in poche parole, veniva offerto il caffè ad uno sconosciuto che sarebbe entrato nel locale dopo di lui.
Se la persona arrivata successivamente avesse chiesto la presenza di un caffè sospeso, questo sarebbe andato certamente a lui, altrimenti a chiunque ne avesse chiesto la presenza.
Questa usanza davvero positiva è andata via via affermandosi in tutta Italia, anche a causa della forte crisi economica.
Il contributo di Riccardo Pazzaglia
Riccardo Pazzaglia, giornalista e attore italiano di origini napoletane, afferma che questa tradizione è nata a causa delle discussioni che si instauravano al momento del conto, quando si era al bar con un gruppo di amici o conoscenti.
L’incertezza su chi doveva pagare le consumazioni portava spesso a pagare un caffè in più di quello che si era bevuto. A quel punto non si chiedevano più i soldi indietro ma venivano lasciati li a beneficio di chi sarebbe arrivato dopo.
Uno scrittore ha addirittura deciso di scrivere un vero e proprio libro su questa tradizione. Il suo titolo è “Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorsi”, ed è stato scritto da Luciano De Crescenzo.
In questo testo, l’autore descrive con queste parole tale usanza:
Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo.
Il caffè sospeso: curiosità e novità su quest’usanza
La tradizione napoletana del caffè sospeso ha ispirato tantissime altre usanze, che piano piano si sono allargate a tutto il mondo.
Innanzitutto possiamo trovare l’usanza originale ancora in alcune nazioni, a volte molto lontane dall’Italia: Argentina, Irlanda, Canada, Spagna, Belgio, Francia e Bulgaria.
Sempre nella nostra penisola invece, sono nate altre forme solidali molto simili a quella del caffè sospeso. Tra queste troviamo ad esempio:
- la poesia sospesa: quest’idea nasce dalla poetessa Ketti Martino e da Pino De Stasio, gestore della caffetteria “Settebello” a Napoli. Entrambi hanno quindi organizzato una rassegna di cinque incontri, in cui ci sono stati vari interventi letterali. In tal modo si è riusciti a far uscire la poesia e la letteratura dai salotti e dalle accademie.
- Il libro sospeso: altra idea allettante e per un certo periodo di tempo molto utilizzata è stata quella del pagare un libro successivo al proprio. Allo stesso modo in cui si pagava il caffè ad uno sconosciuto, si pagava un libro. Questa iniziativa è nata nel 2010 a Palermo e Polla; nel 2014 ha approdato anche in una famosa catena, ma l’iniziativa non è stata molto seguita.
- La rete del caffè sospeso: questo è invece un vero e proprio portale che si occupa della diffusione di arte e cultura, attraverso una serie di festival ma anche sfruttando le realtà dei bar e delle caffetterie. Anche in questo caso l’idea è nata dalla tradizione del caffè sospeso. Se volete conoscere le loro iniziative, allora visitate il sito: “www.retedelcaffesospeso.com”
Infine sempre più persone decidono di diventare, tutti i giorni, ambasciatori di questa fantastica tradizione, proponendola ovunque essi vanno e mettendola in pratica loro prima di tutto.
Come fare? Basta pronunciare una semplice frase: “Due caffè per favore, uno per me e uno sospeso”. Se il barista è troppo giovane per capire il significato allora essi glielo spiegano più che volentieri, sperando che anch’esso diventi un ambasciatore.
Molti di questi volontari fanno parte della Onlus 1 caffè.